Scrivere un curriculum.

Che cos'è necessario? E' necessario scrivere una domanda, e alla domanda allegare il curriculum. A prescindere da quanto si è vissuto è bene che il curriculum sia breve. E' d'obbligo concisione e selezione dei fatti. Cambiare paesaggi in indirizzi e malcerti ricordi in date fisse. Di tutti gli amori basta quello coniugale, e dei bambini solo quelli nati. Conta di più chi ti conosce di chi conosci tu. I viaggi solo se all'estero. L'appartenenza a un che, ma senza perché. Onorificenze senza motivazione. Scrivi come se non parlassi mai con te stesso e ti evitassi. Sorvola su cani gatti e uccelli, cianfrusaglie del passato, amici e sogni. Meglio il prezzo che il valore e il titolo che il contenuto. Meglio il numero di scarpa, che non dove va colui per cui ti scambiano. Aggiungi una foto con l'orecchio in vista. E' la sua forma che conta, non ciò che sente. Cosa si sente? Il fragore delle macchine che tritano la carta.

Wieslawa Szymborska, Poesia tratta da Vista con granello di sabbia, Adelphi Editore

Qualcosa di me..

     Sono a metà del percorso e appena all'inizio della mia ricerca. Ho coltivato ideali e grandi sogni, ci sono stati anni nei quali l'urgenza era agire, e allora è stato il tempo della politica, dell'impegno... per l'ambiente, per la cultura, per la solidarietà. Di allora conservo il gusto della condivisione, del cammino fianco a fianco, dell'immaginario condiviso. Quando il mondo si è messo a correre, e sono crollati muri, cambiati gli scenari, svuotati gli ideali, globalizzati i desideri, anziché accelerare ho deciso di rallentare il passo. Negli anni della lentezza, mi sono presa il tempo per studiare, crescere figli e gatti, leggere e inventare storie per bambini, coltivare la poesia. Mi è capitato di fare viaggi lunghi e tornare identica, e di svoltare l'angolo di casa e cambiare totalmente prospettiva. Ho imparato a diffidare delle certezze, a comprendere il valore del dubbio. Non ho mai smesso di fare domande a me stessa, al mondo. Diffido degli approdi, dei porti sicuri, delle abitudini, dei percorsi lineari. Amo le fughe in avanti, i gesti imprevisti, i ritorni improbabili. Penso che dovremmo sempre sentirci in cammino, e accettare il rischio di cadere, imparare a rialzarci. Dovremmo imparare a credere nella possibilità del riscatto da ogni destino. L'incontro con l'arte era inevitabile. L'arte contemporanea è diventata la mia disciplina di formazione, il mio ambito di ricerca, poiché in questa zona franca di libera sperimentazione, dove ogni aspetto della vita viene rielaborato e restituito al mondo sotto nuove forme, in questa continua ricerca e produzione di senso dove etica ed estetica spesso coincidono, ritrovo il gusto di esercitare il giudizio critico, lo sguardo autonomo, (e perché no?) sperimentare la forza dello sberleffo, e la capacità di ragionare dentro le contraddizioni. Perchè in ultima istanza l'arte (quando vola alto) cerca di insegnarci ciò che più mi sta a cuore: essere liberi, e restare umani.