Il felice viaggio pittorico di Luca Luciano

Il felice viaggio pittorico di Luca Luciano

Il quadro è come un racconto che si ode ma senza discernere il significato delle parole, e tuttavia deducendone il senso dal ritmo e dalle inflessioni della voce che lo racconta. Linguaggio poetico e visivo. Giulio Carlo Argan

Se qualcosa non può essere scritto o raccontato lo si dipinge. Non c’è necessità di dipingere ciò che può essere scritto o raccontato. Luca Luciano

Nelle opere di Luca Luciano il C‘era una volta risuona nell’andamento delle linee e dei colori.

Opere che funzionano come le fiabe: ci trasportano in un altrove dove siamo chiamati ad orientarci attraverso l’immaginazione e la visione fantastica, onirica, surreale. Narrazioni che veicolano eterne verità, dense di significati stratificati a più livelli di comprensione.

Luca Luciano spesso dipinge i luoghi della sua vita, i paesaggi conosciuti, i borghi dell’infanzia con un linguaggio poetico e visivo che trasfigura il reale per creare un mondo pittorico dove ogni linea, ogni segno si combina in modo nuovo dando vita a immagini che ci appaiono estranee e familiari allo stesso tempo, poiché ogni cosa rimanda ad altre cose, diventando emblema, metafora.

Luciano ci mostra luoghi dove tutto sorprende e disorienta poiché niente è come siamo abituati a vederlo nella realtà, e che pure sentiamo nostri poiché tutto ci riporta a qualcosa che conosciamo intimamente.

E’ la dimensione immaginifica, istintuale, magica che ogni essere umano dimentica procedendo dall’infanzia verso l’età adulta, ma più in profondità “è la dimensione ancestrale, di originaria appartenenza al Tutto, di capacità di partecipare al flusso della vita, considerandola come dimensione che non si esaurisce intorno a ciò che è strettamente umano, intorno alla realtà che gli uomini hanno costruito a propria dimensione, ma come qualcosa di infinitamente più ampio e complesso”*. Qualcosa che l’Umanità ha dimenticato, mettendo se stessa al centro dell’universo.

La poetica di Luca Luciano si muove nel terreno della pre-coscienza, nella felice condizione di chi si spoglia di tutte le pesanti artificiose sovrastrutture della realtà, e si pone laddove tutto si intreccia e si contamina: sogni, desideri, visione fantastiche, figure reali e figure immaginarie. L’umanità che si compenetra con l’universo. La sua arte risponde all’esigenza di riconnettersi a qualcosa di antico e immutabile, qualcosa che appartiene alle origini del nostro essere, alla parte più vera e profonda, incontrollabile, di noi stessi, dove si radica ciò che è universale, assoluto.

E’ la dimensione dell’infanzia, degli artisti, dei poeti, di coloro che hanno il coraggio di immaginare, (come diceva Bruno Munari).

La realtà è il vero limite che l’artista deve superare per affrontare finalmente il percorso che lo porterà verso la propria libertà”, afferma Luca Luciano nei suoi appunti di artista.

Nel percorso di libertà espressiva che l’artista guadagna per sé e per noi, il linguaggio pittorico è rivoluzione, sovversione del reale, rovesciamento di regole. L’inesauribile capacità critica insita nella fantasia. E lo sguardo si libera.

La composizione segue una grammatica tutta nuova, la prospettiva di spazi e paesaggi risponde a regole emotive, interiori. Le linee e i segni danno vita a figure antropomorfe dove forme reali e immaginarie si intrecciano strette le une alle altre.

Il caso non esiste teorizzava lo psicologo Jung, in questo modo io cerco di molestare il caso creando così un’infinità di combinazioni reali o immaginarie.(L.L)

E il nostro occhio si perde a seguire le evoluzioni delle linee, i dettagli minuziosi del disegno.

Il sogno di Kekulè

Luca Luciano dipinge ciò che non si riesce a raccontare, ciò che appartiene allo stato aurorale delle emozioni, dei sentimenti, dove le parole non possono arrivare.

Davanti alle sue opere avvertiamo l’intima corrispondenza con il fiabesco, con alcuni testi letterari. Il linguaggio visivo contiene l’eco della narrazione.

I cicli pittorici dedicati ai luoghi della propria vita, Borrello e Roccaraso, ricordano Le Città Invisibili di Italo Calvino: luoghi costruiti attraverso intrecci con la memoria, con il desiderio, con i segni e i simboli. Come Marco Polo narrava di città fantastiche conosciute attraverso le sue ambascerie all’imperatore dei Tartari Kublai Kan, Luciano ci mostra luoghi magici, incantati, fuori dal tempo. Ogni elemento raffigurato (i paesaggi, le persone, gli animali) appartiene alla fisionomia e alla storia dei luoghi, ma è trasposto in un piano altro dove ogni linea, segno, colore si combina in modo nuovo, seguendo il ricordo, la nostalgia, il sentimento. Luca dipinge lo stupore, la meraviglia che i luoghi imprimono nell’animo.

Il fiume verde

L’orizzonte è suggerito come una sfera che sostiene le piccole case allineate del villaggio, che sembra si inclinino a osservare un cielo denso di forme e colori, la sfera come un grembo materno contiene al suo interno la vita degli uomini e gli animali, stretti intrecciati, l’uno all’altra. E mentre percorriamo con lo sguardo le linee e la forma di quell’unico corpo, fatto di realtà e immaginario, comprendiamo fino in fondo il significato di appartenenza ad un luogo, ad una radice comune, ad un ambiente naturale. L’indistinguibile intreccio che fa di noi ciò che siamo. Si sa dove si nasce. Ze sa andò ze nasce. Luca Luciano ha titolato così la mostra dedicata (e svolta durante l’estate) a Borrello.

L’artista narra l’incantevole paesino dell’Abruzzo attraverso un linguaggio e una tecnica pittorica che comprime e scompone, un cubismo percettivo-emotivo, presenta la realtà in sfere-insiemi di sensazioni, tutto il colore dei fiori, tutto il blu del cielo, tutto il verde dei prati, tutto il giallo dei campi di grano, tutta la purezza della neve, come se volesse consegnarci ogni elemento della raffigurazione isolato nella sua essenza perfetta e contemporaneamente offrirci in un’unica visione tutta la realtà narrata nella tela. E’ esattamente così che i ricordi dei luoghi si imprimono nella nostra anima.

Le donne che fanno il bucato, chinate sull’antico lavatoio di pietra del paese (Font a Ball), i mietitori disegnati concatenati agli animali, ai sacchi di grano, sono tutt’uno per tono cromatico con le case in lontana: figure simbolo di una tradizione, della storia di una comunità che ha vissuto e lavorato abbracciata alla propria terra, figure che ricorrono nei racconti, nella memoria, nella mitologia che ogni luogo conserva. I Mietitori di Luciano sono, nell’opera, rappresentati in primo piano eppure l’artista li dipinge con le stesse sfumature di blu e viola delle cose che vediamo in lontananza. E’ lo sguardo della memoria, della nostalgia.

E’ dipinto di blu l’emigrante che partendo si lascia alle spalle i colori del paese. (Emigrazione)

Emigrazione

I suoi occhi da vecchio guardavano lontano: boschi, prati, case, ricordi. Poi li dipingeva sulla tela: boschi, prati, case e ricordi. Intorno e dentro di sé il pittore vedeva solo passato e qualche scampolo di presente.”

Tratto dal racconto Il bambino e il pittore di Luca Luciano.

In altre tele, i colori nitidi, luminosi parlano della luce delle giornate terse a Borrello, quando le cose ti vengono incontro abbagliandoti.

Nell’opera Certe Sere, le piccole case si snodano sulla sfera dell’orizzonte come ad abbracciare la terra che le sostiene, e che contiene al suo interno la magia di linee, segni e forme che si combinano evocando l’emozione della musica, di certi profumi, di certi incontri, di certe emozioni di una sera d’estate in un tempo sospeso, in un luogo sospeso, sotto un cielo stellato.

Notturno

Luciano ci narra i propri luoghi, che diventano nostri, poiché guardando le sue emozioni ritroviamo le nostre.

Luoghi che funzionano come la città di Diomira che Marco Polo descrive a Kublai Kan, nelle Città Invisibili:

…Tutte queste bellezze il viaggiatore già conosce per averle viste in altre città. Ma la proprietà di questa è che chi vi arriva una sera di settembre, quando le giornate s’accorciano e le lampade multicolori s’accendono tutte insieme sulle porte…..gli viene da invidiare quelli che ora pensano di aver già vissuto una sera uguale a questa e d’essere stati quella volta felici”..

Nei cicli pittorici dedicati alle tematiche legate alle figure del mito, alla religione, ai personaggi dell’arte, alla natura umana, sempre si avverte l’intima corrispondenza tra il linguaggio visivo e il testo letterario di un sotteso racconto.

Cirano o inno all’amore

I giganti

Pittore, illustratore, scrittore di racconti e fiabe, Luca Luciano ha sviluppato una personale filosofia dell’arte, intesa come esigenza imprescindibile, come destino, come cammino di libertà, e soprattutto come strumento per analizzare e scompaginare tutto ciò che è convenzionale, precostituito, già dato. Con la sua arte ci invita ad esperire il mondo e la vita con lo sguardo libero del Viaggiatore felice, (titolo di un suo ciclo pittorico), che riesce a vedere le cose da tutti i punti di vista, a volare nel tempo superando la divisione tra presente, passato, e futuro, che sa vedere con l’immaginazione, nutrire il pensiero con il sogno. E dunque, sa costruire altri mondi. Altri Possibili.

Immagine in evidenza: Luca Luciano, IL Viaggiatore felice, acrilico su tela.

Tutte le immagini delle opere nell’articolo Courtesy @LucaLuciano   http://www.lucianolucapittore.it/

Alcune parti in corsivo sono tratte da scritti, riflessioni, racconti, appunti di Luca Luciano, che l’artista ha generosamente messo a disposizione di questo sito. Grazie.

*cit. Giorgia Grilli, Di cosa parlano i libri per bambini. Donzelli editore.

Questo articolo è dedicato ad Angelina, Mariannina, Maria Domenica, Domenicuccia.

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