Bentornato futuro

Bentornato futuro

Greta Thunberg, è candidata al Nobel per la Pace da un parlamentare norvegese, Freddy Andrè Ovstegard. Questa ragazza adolescente, è il simbolo di un movimento Fridays for Future che si batte per lo sviluppo sostenibile, e invita tutti a ragionare sui nessi tra i cambiamenti climatici, il riscaldamento globale ed altri fenomeni planetari, povertà, carestie, guerre, migrazioni. Greta si rivolge direttamente ai potenti della terra, invocando cambiamenti radicali, ricordandoci che il destino dell’uomo è legato al destino della terra. Altri prima di lei lo hanno fatto, associazioni e partiti politici, ma al di là dei meccanismi di causa-effetto del gioco mediatico al quale nessun evento ormai può sottrarsi, la potenza del messaggio di Greta, capace di mobilitare i ragazzi della sua generazione è nella radicalità di un pensiero e di un sentire totalmente estraneo (extra-sentirsi fuori) rispetto ai fondamenti sociali, politici, economici ufficiali, costituiti. Per usare le parole di Michel Maffesoli, acuto osservatore delle trasformazioni sociali in atto, proprio la mancanza di “interesse” nel senso forte ed etimologico del termine, non sentirsi più partecipe, non essere più dentro (inter-esse)…permette di spiegare il profondo disaccordo tra la società ufficiale, quella delle istituzioni e la società ufficiosa di cui le nuove generazioni sono le protagoniste essenziali. Nello scollamento tra la società ufficiale informata ai valori che sono stati della modernità (ancora dominanti), alla società ufficiosa (postmoderna) delle nuove generazioni, si preparano i cambi di paradigma, e si evidenzia una nuova sensibilità, una nuova filosofia di vita, tesa a sanare la frattura ontologica tra l’uomo e la natura, tra l’uomo e il suo ambiente, un ritorno al naturalismo, ad una visione olistica, dove l’uomo è consapevole di essere solo una parte del Tutto. Quella che il sociologo chiama coscienza ecosofica, ha radici antiche, si situa sulla scia dell’uomo greco, e della sua idea di physis , di una natura integrale ed organica in grado di sublimare la triade ambiente-città-individuo…saggezza di antica memoria, della casa comune (oikos), questa terra. L’epoca postmoderna rifiuta la visione antropocentrica del dominio dell’uomo sulla natura, della Tecnica e del Mercato, e ritrova la dimensione spirituale, riallaccia i legami con la radice, mette fine al primato della ragione sul corpo, ristabilisce la comunione tra ragione e immaginazione, sviluppo e memoria, vita sociale e vita naturale. Il futuro non è più nel mito del progresso, né nell’utopia di una perfetta società che verrà, ma nella pratica quotidiana, nella capacità relazionale, nella ritrovata interezza dell’essere. Un futuro in continuo divenire. Questo è lo sguardo di Greta sul futuro, che appare credibile proprio perché basato su una prassi applicata al microcosmo della propria esistenza, vissuta nel quotidianocoerentemente ai principi che professa in pubblico, e che indica ai suoi coetanei come comportamenti, né giusti né sbagliati, ma semplicemente necessari al rispetto del mondo. La totale coincidenza tra pensiero e azione, la radicale coerenza di cui sono capaci i giovani, e gli artisti.

Negli anni settanta-ottanta il grande artista tedesco Joseph Beuys avvertiva la frattura tra l’uomo e la natura che la modernità portava con sé, e lanciava al mondo lo stesso monito che Greta Thunberg oggi lancia a chi governa il mondo. Al centro della sua ricerca la riflessione sull’unità originaria tra le forze della natura e l’umano, l’elemento vitale dell’uomo, l’essenza del tempo, dello spazio, della misteriosa energia che unisce l’uomo alla terra che lo accoglie. C’era l’idea del futuro nelle 7000 querce scambiate con le pietre, piantate a Kassel, (Documenta 1982); la fiducia nella capacità dell’uomo di ritrovare un rapporto con la natura, con il suo potere salvifico in I Like America and America Likes me(1974); un monito all’umanità nelle pietre dell’installazione La fine del XX secolo. Nella poetica di Joseph Beuys c’era l’amara consapevolezza dell’assurdità di un’epoca che stava correndo verso la distruzione dei valori dell’uomo e della natura, l’azione era epica e sempre orientata all’affermazione di questi valori, innervata dall’idea di costruire un mondo totalmente diverso e una società completamente rinnovata. Persa la dimensione ideologica degli anni settanta, abbandonata la grande Utopia, l’arte del XXI secolo vive e si nutre della sensibilità ecosofica, che annuncia la postmodernità. L’arte lavora sulle tre ecologie, delle quali parlava Felix Guattari alla fine degli anni ottanta, sviluppando il concetto di ecosofia : ecologia ambientale, ecologia sociale, ecologia mentale. Gli artisti “sciamani” rivisitano ritualità, simboli, oggetti, cerimonie spirituali, legati ad antiche civiltà, attraverso opere, installazioni, performance ci riportano ad una dimensione (antica e perduta) di equilibrio tra uomo e natura, tra spirito e corpo, recuperando la dimensione spirituale, il senso magico e segreto che unisce l’uomo alla terra, il visibile all’invisibile. Gli elementi naturali, fuoco, aria, terra, fuoco, energia sono al centro della ricerca e i materiali naturali fanno parte del linguaggio di molti artisti (Heràclito, Banerjee, Atiku, Teràn, Sepas Soriano..) che provengono da realtà geografiche e culture lontane dal pensiero antropocentrico occidentale, (pur avendolo subito con il colonialismo).

7thousand oaks-Joseph Beuys-fonte wikimedia commons

L’arte contribuisce a quello che Maffesoli chiama il Reincanto del Mondo.

Nondimeno gli artisti che propongono pratiche relazionali, mettono al centro dell’opera le pratiche collettive, i riti sociali, lavorano sull’orizzontalità e sull’importanza del riconoscimento dell’altro. La circolazione delle idee, la condivisione delle esperienze (dal cibo al dolore), la dimensione della socialità, dell’appartenenza (anche attraverso la Rete) contro la dimensione individualistica e il soggettivismo esasperato della modernità, la visione multilaterale e il valore delle differenze contro la visione unilaterale. Entrare in Relazione con l’Altro (che sia un’altra cultura, un altro sistema sociale, un altro individuo, o l’altro che è in noi stessi), facendo della Relazione una forma di creazione, ovvero saper dare vita, dall’incontro di due soggetti, ad un terzo soggetto che li comprende, ma li supera. Michelangelo Pistoletto nel suo ultimo Manifesto per una rigenerazione della società ci ricorda che nella dinamica relazionale 1 + 1 = 3, e cambiando le forme di relazione si produce nuova civiltà. Il manifesto di un artista, che ha un valore altamente politico. Un programma di rigenerazione sociale rappresentata da un segno-formula artistico, il Triplo cerchio, che qui è simbolo della trinamica, come nuova scienza delle relazioni, e di una nuova etica della prassi, ma è anche, appunto, un segno antico e misterioso, che troviamo nell’antichità, il cerchio è simbolo archetipo del Tutto. Il mio lavoro consiste nello sviluppare una coscienza dell’umano che corrisponda alla sua capacità di conoscenza. L’unione trinamica di coscienza e conoscenza produce uno sviluppo che porta all’equilibrio, e penso che questa debba essere di per sé la più grande conquista del genere umano. Che è perfettamente in sintonia con il messaggio e le richieste di Greta e dei ragazzi della sua generazione.

 

 

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