Algoritmo vs Natalia Goncharova. Il blocco di Instagram

Algoritmo vs Natalia Goncharova. Il blocco di Instagram

Palazzo Strozzi (Firenze) inaugurerà il prossimo 28 settembre una mostra delle opere di Natalia Goncharova (1881-1962), artista poliedrica, sceneggiatrice, pittrice esponente di spicco dell’avanguardia russa dei primi anni del novecento, che guardava con grande attenzione alle tendenze dell’arte in Francia (dai fauves ai cubisti). Creatrice, insieme al Michail Larionov (pittore e suo compagno di vita) del Raggismo(1909), un linguaggio pittorico che rappresentava una sintesi di cubismo, futurismo, orfismo,e rompeva ogni rapporto con l’oggettività avviando la pittura russa (insieme al Suprematismo di Malevic) verso l’Astrattismo. La Goncharova appartiene dunque all’epoca rivoluzionaria degli ismi, che ha visto gli artisti impegnati nella ricerca di nuovi linguaggi, nuove tecniche, un nuovo modo di vedere, spinti dal desiderio di cambiare radicalmente la società, la cultura, il costume. Il lavoro di questi artisti è stato spesso osteggiato, censurato, denigrato dalle istituzioni religiose, politiche, sociali, a loro contemporanee, molti sono morti soli, incompresi e disperati. L’avanguardia, se è vera, insorge sempre e comunque contro il gusto corrente, le mode, le convenzioni, e contro tutto ciò che produce omologazione e appiattisce la coscienza critica, e dunque è destinata ad incontrare sempre qualche forma di censura. Possiamo presumere che Natalia Goncharova sarebbe fiera del blocco ricevuto da parte di Instagram. Il fatto è questo: il social del momento, Instagram ha censurato alcune immagini delle opere di nudo di Natalia Goncharova. Palazzo Strozzi ha reagito postando un montaggio dell’opera Modella, (su sfondo blu), 1909-1910, con la scritta “censurata” in rilievo, (immagine efficace ripresa da vari quotidiani). Il fatto (in sé ridicolo) apre però diverse riflessioni in merito alla natura dei social, e ai parametri con i quali vengono programmati algoritmi e intelligenze artificiali, come giustamente ha scritto ieri Francesco Bonami (Repubblica, 29 agosto 2019, Indovina chi censura l’arte): Instagram ferma i nudi della Goncharova, ma pullula di foto osè postate da minorenni: un algoritmo a doppia morale. Vero. Tuttavia quello che è entrato in gioco qui non è un problema morale, poiché il censore non è un potere politico, una istituzione religiosa, o una qualsiasi altra autorità, ma un sistema che agisce in automatismo, è stato dunque un problema di mancato riconoscimento, o meglio di omologazione dell’immagine dipinta all’immagine (considerata oscena dal social) del corpo nudo reale. In poche parole: l’algoritmo non ha avuto la sensibilità per riconoscere il fatto artistico, che può essere intuito, riconosciuto, distinto e appreso soltanto da una sensibilità umana. E questa semplice verità, in tempi ipertecnologici, virtuali, post-human ecc ecc..non è cosa da poco. Nel manifesto del Raggismo (1913) lanciato da Larionov e dalla Goncharova, i due artisti scrivevano: l’essenza della pittura è indicata dalla combinazione del colore, dalla sua maturazione, dal rapporto con altre masse cromatiche e dall’intensità con cui è elaborata la superficie. La pittura si manifesta come un’impressione fuggevole.” L’occulto algoritmo-censore Instagram non è stato ancora programmato per cogliere tutto questo. Dalla sensibilità, dall’etica e (qui sì) dalla morale umana (politica) dipende il ruolo che Internet e la Rete possono avere nello sviluppo della civiltà contemporanea. La comunicazione orizzontale, a livello planetario, fornisce l’opportunità di accedere alle informazioni, permette agli individui di comunicare fra di loro, favorisce la circolazione delle idee, ma può anche diventare una fonte, un accumulo di dati sulle nostre abitudini, usi, consumi, e dunque una pericolosa risorsa per chi mette in atto strategie di manipolazione, e di orientamento. Così Mario De Michelis (Le Avanguardie artistiche del Novecento): “assimilare la verità dell’avanguardia oggi..vuol dire soprattutto portare a conclusione le sue istanze di libertà al centro delle quali sta l’uomo col suo carico di sentimenti e il suo destino storico.”

Sulla censura culturale (che ancora nel XXI secolo si manifesta nelle forme e nei modi più disparati), l’artista spagnolo Antonio Mutandas ha progettato un’opera d’arte che è nata come un’installazione e diventata un progetto online (www.thefileroom.org), una banca dati che raccoglie tutti gli episodi di censura culturale della storia dell’umanità. E’ un’opera corale e collettiva perché accoglie continuamente gli episodi segnalati dagli utenti, dando voce a fatti ignorati dai mass media, e diventando preziosa testimonianza e memoria storica. Il sito ha un’interfaccia in cui è predisposta una classificazione delle ingiustizie in base a stati, periodi, tipologie di opere censurate.

Bene farebbe Palazzo Strozzi a segnalare sotto la tipologia Nudità : Censurata da Instagram

Opere di Natalia Goncharova

Mostra Palazzo Strozzi- Firenze

28 settembre 2019- 12 gennaio 2020

Immagine in evidenza: M. Larionov, Natalia Goncharova, 1915

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